

ALESSANDRO LUPO
di G U I DO Z A N O T T I
Nel giugno scorso, nella sua bella villa settecen
tesca posta sulla collina di Torino, ch’egli aveva
arricchita di arredi pregiati e di antichità d ’art?, si
ò spento il pittore Alessandro Lupo. Quando ci per
venne la tristissima notizia quasi non volemmo cre
derci; l'avevamo visto non molto tempo prima nella
pienezza del suo vigore, sempre acceso dalla sua
passiono che aveva serbata intatta e giovanile. Viveva
la vita nel costante fervore della sua arte. neU'inces-
sante lavoro, tra un'infinità di disegni che veniva
ideando e che in lui scaturivano spontanei come da
una fonte fresca e cristallina. Chi poteva supporre che
questa fonte si sarebbe inaridita d’improvviso? Non
avevamo voluto crederlo, tanto ci pareva impossibile,
ma poi abbiamo dovuto inchinarci di fronte alla
inesorabile realtà.
Era nato a Torino, da vecchia famiglia piemonte
se. Fin dall’infanzia dilettandosi con i pennelli c i co
lori aveva dato segni palesi di una attitudine artistica
ch'era più di una promessa. Ma una grave sventura fa
miliare — gli era morto il padre quand’egli era anco
ra bambino — lo costrinse a mettere da parte i suoi
geniali esercizi di pittura; la
mamma
— ch’era rima
sta con quattro bambini da allevare — aveva indiriz
zato i figlioli ad altre vie più sicure, a lavoro più
redditizio. Ma le sue speranze e le
sue
attitudini
non
s'erano spente nè dileguate; appena si fu sistemato
secondo l’obbligo che gli imponevano le austere tra
dizioni delia famiglia, riprese,
non senza
sacrificio
di studio c di tempo,
a
coltivare
segretamente quella
passione che ardeva nel
suo animo e nel suo
cuore.
Non frequentando accademie
nè maestri egli seguì
il proprio impulso c il
proprio intuito, sorretto da
una ferrea costanza,
da una salda consapevolezza
li propositi c da
una severa autocritica. Aveva
tatto sua la
massima di Edouard Manet:
«
U n’y a
A. Lupo - Autoritratto.
quarte
chose vraic
:
faire
du
premier coup ce
quoti
voit
» e con tutto il suo impeto e la sua foga raggiun
se, in immediate impressioni dal vero, vigorose vibra
zioni di luci c di colori.
Quando reputò di essere giunto alla svolta decisiva
per il suo avvenire, prima di risolversi a procedere
impavido sulla via dell’arte o ad abbandonarla, volle
sottoponi a chi fosse in grado di dargli un giudizio
esperto e spassionato. Scelse perciò il maestro che più
d’ogni altro gli potesse dare affidamento di onestà
e di obiettività. E si presentò — ignoto e ««m com
mendatizie —a Vittorio Cavalieri che lo accolse con
quella caratteristica bonarietà che ispirava fiducia. Il