Table of Contents Table of Contents
Previous Page  826 / 869 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 826 / 869 Next Page
Page Background

popolo

un giornale repubblicano passando poi presto,

sempre ion ie redattore sport vo alla

Gazzetta dello

Sport.

Il padre Io mandò a Genova

.1

studiar legge,

ina non ebbe il tempo di laurearsi, entro come colla­

boratore nel

Secolo XIX

su cui scriveva Flavia Steno

e finalmente nel 191

1

venne a Torini).

Della vita di giornalista trascorsa a Tor no da Italo

tìrusa, molti (che lo ebbero ad amico e compagno) si

ricordano ancora con commozione. Il suo nome e

|x.-ro rimasto legato a una geniale iniziativa che ha

po. avuto largo seguito e tu imitata dovunque. Brusa

e infatti l'inventore di quegli

echi di cronaca

che

sulla

Stampa

hanno costituito qualcosa di intermedio

tra la cronaca e la pubblicità. Avutane l'esclusiva

dal sen. Frassati, allora direttore e proprietario del

A una vecchia meridiana

Vulnerant umnes,

ultima necat.

Sulla

1

asta parete, ai di ridi nti.

quali tappe segnasti al mio sorriso!

Inerte allacque ed alle nen algenti,

sorgea la freccia al balenar dun uso,

quando a quel sol che le mettevi in faccia

levata al cielo il sole mio le braccia.

I

umide labbra tu ledesti porgere

il miele dell'amor di buon mattino:

sulle tue strisce noi vedemmo sorgere

tl grande condottier d'ogni destino,

e la sottile al vertice salita

ne accompagnava il gaudio della vita.

Gaia ancella del sol. pronta a' suoi cenni,

in te all'alba onorammo il tuo signori:

a consultarti ai di felici io venni

di pitti meriggio con novelle aurore,

e mentre a zenit l'ombra si balocca,

m'inebriavo di novella bocca.

Nel solatio cortil tu troneggiat i

come lo stemma d un imperatore:

civettavi coi nobili architravi

strizzando l'ombra

m en tri

davi l'ore.

e ti ferveva superbioso intorno

d una gran casa gentilizia il giorno.

Come annotati il sorger dalle piume

mio tardo, con lo scatto repentino,

figlia del sol che mi portai

1

il lume!

Mu

del tuo saggio monito latino

quanto fui tardo a penetrare tl metro:

l'ora che patta non ritorna ,ndtetro.

giornale, seppe renderli bene accetti al pubblico. Li

componeva egli stesso, con estrosità e con vivacità,

molto spesso in poesia, e divennero in breve e rima­

sero a lungo una

attiv.tà

assai remunerativa e pia­

cevole.

La generosità e la sincera spontaneità dei senti­

menti hanno valso ad Italo Vittorio Brusa l'affettuoso

ricordo e il rimpianto di quanti lo hanno cono-

sc uto. Ecco qui qualche suo saggio poetico, tratto

dal suo ultimo volume che — chiara dimostrazione

della ecletticità di Italo Vittorio Brusa — reca sue

poesie in italiano, in milanese, n francese; traduzioni

libere e inrerpretaz oni, sonetti « alla maniera di

Carlo Porta », liriche, canti della montagna.

Che numerassi appena ore stretti

io ben sapevo per sapienza antica:

(

«

Nisi sereiias » se la nube viene

chiedermi l ’ore è inutile fatica);

ma la mia scienza come mai non vule

che piagati tutte e che l'estrema uccide.'

Or ti trovo, al calar del mio destino,

per intemperie sfatta e per bufera:

e se a me s e velalo il crist„mnu.

a te poco resto della raggièra,

e attendi quel che il cuore mio pur vuole,

rientrar nell'ombra contemplando il sole.

1942.

Il viandante e l ’ Anno nuovo

— Anno nuovo, che vedi nelle stanze?

Un'ondata di sogni e di speranze.

— Anno nuovo, che scorgi ai focolari?

Un desiderio folle di denari.

— Anno nuovo, che sbirci in fondo ai cuori?

Brezze d'amori e groppi di dolori.

— Anno nuovo, ma quali novità?

Molti egoismi e scarsa la bontà.

— Anno nuovo, ma l’uomo non migliora?

— Al*;

sì. nel peggiorar, ora per ora.

— E tu prevedi per l’Umanira...

L'eterna serie di stupidita.

*5