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di Musica della Guardia Nazionale. (Precedenti più

remoti ed illustri si potrebbero ricercare nella Banda

di tromboni che già esisteva nel XVI secolo e che.

divenuta « Bande de hautbois » nel secolo seguente.

Vittorio Amedeo II si preoccupò di valorizzare, invi­

tando il già celebre Lully a comporre appositamente

alcune marce). Dopo il suo scioglimento, l’archivio

che le apparteneva passò attraverso varie vicissitudini

prima di giungere alla Biblioteca Civica. Si tratta di

un insieme di (lezzi destinati a soddisfare i gusti più

diversi, dalla polca al melodramma ed alla sinfonia

classica, ma non vi mancano trascrizioni pregiate come

quelle del Vessella, il quale fu uno dei più meritevoli

cultori della musica bandistica in Italia o. più nume­

rose, del Vaninetti, per molti anni direttore intelli

gente ed apprezzato della Banda stessa.

Un certo numero di spartiti e volumi di musica da

camera, pervenutici grazie alle generosità di case

editrici e di privati, forniscono un opportuno comple­

mento alla collezione di musica pratica risultante da

questi tre fondi che possiedono naturalmente, oltre

alle partiture le relative parti vocali e strumentali.

La Biblioteca Civica comprende a sua volta due rac­

colte di non minore interesse ed importanza per i

musicologi: una collezione di libretti d ’opera, ricca di

più di duemila esemplari, e interessantissima per il

repertorio sei-settecentesco, e il lascito dell’avvocato

Giacomo Sacerdote, ambedue meritevoli di una illu­

strazione a parte.

Pur nella poco confortante situazione di locali e di

arredamento in cui versano le nostre biblioteche, fin

dallo scorso anno si è intrapreso il riordinamento del

materiale riunito presso la Musicale. Si sono sostituite

le vecchie cartelle, per una parte considerevole ormai

inservibili, con scatole del tipo usato per gli opuscoli

della Biblioteca Civica. Nello stesso tempo, si è af­

frontato il problema della compilazione di un nuovo

catalogo a schede più soddisfacente ed aggiornato

delle rubriche alfabetiche esistenti, le quali, oltre a

non lasciare la possibilità di inserire le nuove acces­

sioni non offrivano al lettore altri elementi di identi­

ficazione dell'opera che le semplici indicazioni del

nome dell’autore e del titolo. Solo saltuariamente

vi figuravano i nomi dei trascrittori o revisori e il nu ­

mero delle parti annesse alle singole partiture; mai

l’indicazione della tonalità del pezzo o delle caratte

ristiche esterne che ne rappresentano i dati anagrafici

veri e propri. Mancavano insomma tutti quegli ele­

menti che dovrebbero distinguere questo catalogo

da quelli degli altri fondi librari e per i quali ancora

si attende, da parte del Ministero della Pubblica

Istruzione, la codificazione di norme apposite a inte­

grazione di quelle approvate nel 1921 per la redazione

del catalogo alfabetico per autori.

Poiché in tali norme si consacra alla musica solo

un cenno affrettato ed insufficiente, è parso conve­

niente ricorrere alle regole in uso presso la Biblioteca

Nazionale d i Parigi, ottenute per il cortese tramite

deH’Associazione Intemazionale delle Biblioteche

Musicali (che si prefigge appunto il coordinamento e

la precisazione dei sistemi di catagolazione usati nei

vari paesi). Non si è trascurato il confronto col codice

di nonne steso, anche per i cataloghi musicali, dal-

l’American Librai

y

Association e si è cercato con op-

portune modifiche di restare il più possibile vicini ai

criteri di catalogazione seguiti nelle biblioteche ita­

liane per i normali fondi librari. Sul verso delle

schede, si sono specificati il numero e la qualità delle

parti (voci e strumenti) relative ad ogni partitura,

indicandone anche il numero di catena, e si è distinto

con semplici accorgimenti il materiale manoscritto

dallo stampato, mantenuto insieme p e r necessità di

ordinamento.

La Biblioteca Musicale cosi riordinata rimane aper­

ta tre giorni alla settimana, prevalentemente per la

concessione in prestito locale della musica, stampata

0 manoscritta (come potrebbe sembrar ovvio a chi

non sapesse come presso le biblioteche pubbliche

governative d ’Italia tale materiale sia escluso dal pre­

stito, per regolamento). Sono ammessi a fruire del

servizio tan to gli enti e le società che i privati, benché,

per il suo particolare carati

lostra raccolta in­

teressi essenzialmente le istituzioni che dispongono

di complessi vocali e strumentali, come la RAI e il

Conservatorio, i quali ricorrono a noi largamente pur

essendo forniti di una propria biblioteca. Com’è ov­

vio, i concerti popolari organizzati la scorsa estate

|>er iniziativa del Comune furono eseguiti quasi esclu­

sivamente con musica tratta dai nostri fondi.

A titolo d i curiosità si potrebbe notare come nessuna

altra biblioteca comunale italiana possieda ancora una

sezione p e r la musica distinta dai Licei o Conserva-

tori. a differenza di quanto avviene nei Paesi dove

1 servizi di lettura pubblica trovano naturale comple­

mento in fornitissime biblioteche di musica destinata

al prestito. Basterebbe ricordare, in proposito, la bella

Henry Watson Music Library, sviluppatasi intorno

ad un nucleo originario lasciato da quel collezionista

alla Biblioteca Civica di Manchester (1899) e divenuta

un elemento importante nel sistema di biblioteche

pubbliche d i quella città, anzi l’integrazione neces­

saria dell’opera da esse svolta nel campo della cul­

tu ra popolare.