

N o tiz ie d un viaggio d altri tentai
in Piemonte
di
GIORGIO ROVERE
Forre non dispiacerà a qualche vecchio torinese,
particolarmente legato alla nostra terra dal fascino
delle cose antiche, mettersi al seguito ilell'abate Ru
celiai, diplomatico della Corte toscana, e andar con
lui a /o n /o per il P iemonte di oltre tre secoli la. For
se la nostra guida, acuto osservatore, ci dirà cose an
tielle che per il lungo tempo trascorso hanno sapore
di novità, ed altre ci farà rilevare che ci sembreranno
solo di ieri. Mettiamoci dunque in camm ino.
Il 3 luglio del I
(A l
essendo morta Maria de Me
dici, madre di Luigi X III. la Corte Toscana si indusse
ad inviare a quella di Francia una ambascieria jn r
presentare le sue condoglianze e ne diede incarico
al monsignor Lorenzo Corsi, protonotario apostolico
ed a quattro gen tiluom in i fiorentini, fra
1
quali l ’aba
te Rucellai. che del suo viaggio tenne un diario
m inu to e preci' » secondo le usanze del tempo.
Sorvoliamo sulla partenza da Firenze dell’amba
scieria e sulla p rim a parte del viaggio ner Modena.
Reggio e M ilano e presentiamoci senz’altro al Ti
cino.
La prima impressione che il nostro abate ricevette
non fu molto lieta, poiché il dom inio sabaudo era
travagliato dalle lunghe guerre e contese fra francesi,
spagnoli e ducali, divisi questi ultimi fra Madamisti
e Principisi] sostenitori i primi della Reggente Maria
Cristina ed i secondi dei cognati Cardinale Maurizio
e Principe Tommaso.
La campagna era devastata dalle soldatesche che
il popolo non sajK*v.i se fossero amiche o nemiche, i
contadini privi del bestiame non coltivavano p iù la
terra e preferivano vivere nei boschi, le città conti
nuamen te erano prese e riprese dagli uni e dagli altri.
Di Novara, che fu la prima città che attraverso
l’ambascieria. il nostro abate poco ci dice ma
r
invece
colpito dallo 'ta to di distruzione di Cameri. saccheg
g iato di recente dai francesi, dove
1
poveri abitanti
furono costretti a ricoverare nella chiesa le poche
masserizie salvate essendo state tutte le loro case di
strutte. Vercelli, pu r essendo per travagli di guerra
molto distrutta e consumata . 'i presenta al viag
giatore più gaia e. nonostante
1
furori della guerra
i suoi abitanti, essendo di carnevale, si danno ai balli
ove si possono amm irare delle donne assai belle ve
stite alla franzese ••. ed anche qualcuna della nobil
tà con ricchissimi costumi e vezzi di perle. Per quan to
abate, il Rucellai è
1111
buon gustaio di bellezze lem
m inili ♦* parecchie n-.l suo diario ne annota degne d:
ricordo.
Ma appena fuori Vercelli si mostrano di nuovo
le distruzioni, come quelle dei castelli di S. G erm ano
e di T ronzano ; la terra è in gran parte incolta e presso
Chivasso rovinata dalle cannonate. Del resto anche
Torino si presenta al Rucellai al prim o aspetto in nu
'ere condizioni poiché il borgo (di Po) è tu tto rovi
nato per l’ultimo assedio, sì come una gran massa di
belle \ ille. che su la manca sopra la collina, in gran
numero
si
veggono
nella città poi •< la maggior
parte dell»* case sono su le cantonate delle strade ap
puntellate per il danno che ricevettero dal cannone
Nonostante la prima impressione gli ambasciatori
toscani
si
trovarono assai l»ene a To rino e poterono
trascorrervi o tto giorni assai lieti. Alloggiati in una
bellissima casa del Sig. di Montà. poterono consta
tare come vi fossero ricchi palazzi, bellissimi negozi
e come non mancassero nella reggia e nel castello del
Valentino dei quad ri e dell** opere d ’arte » che ardi
sco di dire che simili non se ne vedono a Roma ••. Le
feste poi cui essi assistettero furono così grandiose da
far loro notare come anche nelle angustie della guer
ra Casa Savoia non interrompesse l ’antica splendi
tezza di forme.
N aturalmente anche a T o n n o le donne, di cui
ve ne erano delle bellissime, colpirono
1
viaggiatori
e specialmente annota l ’abate Rucellai. una mada
migella di S. G erm ano dama di S. A. che •• con una
bellezza singu la rr compariva sopra le altre .
Dopo ricevimenti a Corte, p ranzi, balli, giostre,
non doveva certo molto sorridere, si noti che sj era
a meta febbraio, agli ambasciatori di ni tterst m vtag
gio e per valicare per giunta il Monccnisio.
Susa li colpì subito per il suo aspetto nialinco
nico ai piedi delle montagne tan to più che si vedeva
gran tu rb ine e g ran burrasca di neve sull'alta
3 2