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NEL CASTELLO DI MELAZZO

IL SEGRETO DELLA MORTE

DI EDOARDO I I

d i A R N A L D O P I P P O

Qualche anno or sono dall’amministrazione delle

Terme di Acqui parti un’iniziativa turistica, felice­

mente attuatasi, che prese nome di «viaggi estivi*:

consisteva in sostanza di condurre periodicamente tutti

i clienti ospiti nel periodo estivo dei Grandi Alberghi

delle Terme a visitare centri vicini di una certa impor­

tanza. Sembrò un’iniziativa poco attraente, ma per

rendere vario il soggiorno piuttosto monotono dei

curandi acquesi anche simili viaggi potevano essere

utili. Sta di fatto che dopo i primi itinerari il concorso

di partecipanti fu tale e tanto che l’amministrazione

termale si senti quasi obbligata a permettere che oltre

ai clienti dei propri alberghi partecipassero anche i

cittadini acquesi; contrariamente al previsto le mete

finali dei viaggi non erano città prossime ad Acqui

ormai arcinote, ma piccoli paesi con qualcosa di ca­

ratteristico degno di essere illustrato ad un turista. Fu

la volta delle cantine di Canclli o di Santa Vittoria,

delle coltivazioni di Barolo e dei tartufi di La Morra

ed Alba, tra questi itinerari ad un certo momento fu

incluso il « giro dei castelli del Monferrato ».

Non so se l’ambientazione storica e romantica for­

nita dalle parole dell’aw. Vivanti — ideatore e diret­

tore di questi viaggi oltreché profondo storico locale—

più del diversivo gradevole di una gita abbia contri­

buito a rendere il viaggio ripetibile diverse volte con­

secutivamente; certo è che gli acquesi prima ed i

turisti poi scoprirono i migliori angoli panoramici e

la più documentabile pagina d’antichità del Piemonte,

fino allora quasi completamente ignorata.

Non tutti i castelli del Monferrato furono toccati

in quei giorni, ma qualcuno dei partecipanti per com­

pletare il proprio bagaglio storico vide i rimanenti per

proprio conto quando gli sene offri l’occasione. È un

peccato che nessuna sede provinciale dell’Ente del

Turismo abbia' fatto propria a tal punto l’iniziativa

acqucse da renderla realmente un itinerario turìstico

del Piemonte. Noi — che fummo tra quei « qualcuno *

dal bagaglio incompleto di conoscenze locali —

avremmo raggiunto certamente

c più proficua­

mente lo scopo.

Chissà quando, forse mai più, avrei notato il ca­

stello di Melazzo. Perchè Mclazzo è un piccolo pae­

sino sulla Acqui-Sassello conosciuto per ottimi gelati

che gli acquesi gustano nelle serate estive al termine

di una breve passeggiata in macchina o nel corso di

una scappata in bicicletta con un’allegra combrìcola

di giovani che si recano a fare il bagno nel « lago

scuro» dell’Erro a dispetto della più grande piscina

d’Europa ospitata nella città della Bollente. Ma quando

si giunge sul cocuzzolo della collina che ospita i due

mila abitanti si rimane sorpresi di troppe cose: guar­

dandosi attorno nelle vallate sottostanti, tranquille nello

scorrere calmo dell’Erro e della Bormida, gremite di

case a breve distanza l’una dall’altra a poderi colti­

vati alla perfezione, con un panorama di verde e di

spazio su cui domina il tagliente picco del Viso e la

sua catena, guardando il bello di quassù si è tentati

tra l’altro di ritornarci o trattenersi per un lungo

riposo, nonché di pensare a coloro che si affannano

per poche ore sulla moderna costa azzurra senza aver

visto l’Umbria o il vecchio Monferrato.

Se dovessimo risalire di molto nelle pagine sto­

riche della zona, tre castelli esistevano in Melazzo;

sulla collina di San Giovanni, alla sinistra per chi da

Acqui guarda il paese, esisteva il primo: fii la resi­

denza dei conti di Acquesana e qui nacque da una

modesta famiglia di contadini quel Sacerdote che d>-

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