Table of Contents Table of Contents
Previous Page  89 / 869 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 89 / 869 Next Page
Page Background

per teoriche supposizioni, poiché tutto è realtà: gli

uomini, la natura, le cose, le idee; tutto è realtà e

arte insieme, ed è tanto vero che ciascuno di noi sa

di essere realtà e non sa di essere arte, fino a quando

qualcuno — in questo caso l'artista — non gliene dà

il senso. Cosi non si può accettare la validità di

un'opera d'arte unicamente dal modo della rappre­

sentazione, specie quando questo modo diventa,

come neH'arte astratta, la

cosa

essenziale del quadro

e usurpa il posto e le funzioni del soggetto. Condi­

zione paradossale e tuttavia sollecitata ad essere dalla

presunzione che sono i valori espressivi che contano,

quando per se stessi questi valori non sono più tali,

stando nel quadro unicamente per esprimere se stessi,

separati a priori da quel

pathos

che avrebbe dovuto

suscitarli e « istituirli come concetti o principi uni­

versalmente validi ». E' improprio quindi parlare

della linea di Botticelli, della forma di Raffaello, del

tono di Tiziano ecc. perchè va chiamato in causa lo

stile

di questi autori, e allora si vedrà che Botticelli

non è tutto linea, Raffaello non è tutto forma, Cara­

vaggio non è tutto luminismo eccetera, il che ci

permette proprio quell’adesione totale e individuale

all'opera d’arte nella complessità dei suoi motivi e

dei suoi accenti cui lo stesso Argan allude.

L'affermazione poi che: « è proprio della cultura

moderna, come di quella die non vuol essere una

cultura di ” élites ” ma di masse, mirare a determi­

nazioni di utilità collettiva », se riferita all’arte con­

temporanea, appare quanto mai gratuita, perchè è

necessario individuare

prima

l’opera d’arte, anzi

creare l’opera d’arte in cui i valori espressivi si de­

terminano, senza della quale individuazione, deter­

minare questi valori diventa una frase priva di senso.

Ma è bene qui precisare che i valori espressivi si

definiscono tali proprio perchè appartengono a un

soggetto

a quel certo modo e

ne fanno parte inscin­

dibile e integrante al punto che, quando il soggetto

esce dal quadro, si porta dietro i valori espressivi.

Si tenga presente inoltre che la teoria dei valori

espressivi non è nata in funzione degli attributi: co­

lore, linea, dimensione ecc. (così come il vocabolario

rappresenta un catalogo di valori ma da sè non fa

poesia), ma i basata sull’invenzione e il modo di

essere e di fare die discende dalla pratica tradizio­

nale dell'arte, per intenderci: dai graffiti paleolitici

a Michelangelo, da Caravaggio a Delacroix, ed è

determinata in virtù e in funzione del soggetto, an­

che quando questo non deriva dalla realtà ordinaria.

Per chiarire in quali termini è da porsi il rap­

porto tra uomo e materia, e quindi la natura e l’in­

tensità di questo rapporto, die non può attuarsi par­

tendo da una posizione di rinuncia, com’è nel caso

degli astrattisti, ma da una posizione di predominio

e di supremazia dell’uomo, è necessario chiarire il

concetto di materia. Il Pearson definiva la materia un

« qualcosa di non materiale in movimento » fino a

che il fisico oggi non vede più nell’energia un fe­

nomeno dell? sostanza materiale, non dice che la ma­

teria

ha

energia, bensì che essa

è

energia. « Questa

sostituzione del verbo essere al verbo avere — scrive

il Bachelard — apparve agli scienziati di una por­

tata metafisica incalcolabile. Essa permette di so­

stituire alla descrizione l'equazione, alla qualità la

quantità. Un esempio di questo radicale immateria­

lismo ci viene offerto dalla microenergetica, le cui

descrizioni sono state paragonate a rappresentazioni

teatrali senza protagonisti. Tuttavia bisogna a un

tempo affermare — continua il Bachelard (1) — non

solo che la materia è energia, ma anche che l'energia

è materia. Nel suo sviluppo energetico l’atomo è sia

divenire che essere, sia movimento che cosa. Esso è

l’elemento del divenire-essere schematizzato nello

spazio-tempo; è una specie di movimento-cosa. La

dualità sostanza fenomeno costituisce pertanto un al­

tro aspetto dilemmatico del nuovo spirito scientifico ».

La confusione nasce da un concetto quanto mai

complesso che in genere si ha dell’arte, abbinata, con

improprie assonanze, alla poli*'''1’ nlla morale, alla

filosofia, alla scienza e, da ulut.u, disutilità, trasfor­

mandola in bene economico. Scrive Argan: « Le for­

me dell’arte sono date al mondo non perchè le con­

templi. ma perchè se ne serva

(sic),

le assuma come

forme della vita e così le associ, non più ai remoti

miraggi dell’illusione e del mito, ma alla propria

continua operosità » e non s’avvede che egli parla

della macchina (forse vuol proprio dir questo), che

viene, in virtù della tecnica, normalmente associata

al’a nostia operosità. Per lo stesso equivoco, il

movimento d’arte concreta di Milano ha lanciato in

questi giorni (

Bollettino

n. 10 del 15 dicembre 1952),

il « Manifesto del Macchinismo » insieme a quello

delTArfe

Totale

e dell’« Arte Organica », provocando

una certa inflazione, non sappiamo a quale scopo.

Uno dei postulati del « Macchinismo » esorta gli

artisti a: « interessarsi delle macchine, abbandonare

i romantici pennelli, la polverosa tavolozza, la tela e

il telaio; a conoscere l’anatomia meccanica, il lin­

guaggio meccanico, capire la natura delle macchine,

distrarle facendole funzionare in modo irregolare,

creare opere d’arte con le stesse macchine, con i

loro stessi mezzi. Non più colori a olio ma fiamma

ossidrica, reagenti chimici, cromature, ruggine, colo­

razioni anodiche, alterazioni termiche. Non più tela e

telaio ma metalli, materie plastiche, gomme e resine

sintetiche ». Diventare dei metallurgici insomma. E,

in altra parte del manifesto, l’ingenua esclamazione:

« La macchina deve diventare un’opera d’arte! ».

Evidentemente agli estensori del manifesto in

questione è sfuggito l'ultimo modello messo in com­

mercio dalla Fiat e che da qualche tempo

è

in fun-

(!) Bachila*©:

Il

«mto

ifinto umwmftti.

lari. Urna. 19)1.

19