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Le carte dello Archivio arcivescovile di Torino fino al 1310 Next Page
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LE CARTE DELL'ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI TORINO FINO AL 1310
5

INTRODUZIONE
7

I. Ottone [III], re dei Romani, conferma i possessi ed i privilegi della Chiesa di Torino
11

II. Corrado [II], imperatore, concede il vescovato di Morienna alla Chiesa di Torino in persona del vescovo Guido
13

III. Guido, vescovo di Torino, conferma le donazioni del suo predecessore e Landolfo all'abazia di Cavour
15

IV. Guido, vescovo di Torino, dona all'abate Alberico la Chiesa di San Secondo presso la Dora affinchè la ritorni al culto
15

V. Enrico [III], imperatore, conferma i possessi ed i privilegi dei canonici di Torino (l maggio 1047).
17

VI. Cuniberto, 'vescovo di Torino, conferma i beni ed i privilegi dell'abazia di Cavour
20

VII. Alberico del fu Pietro dona tutti i suoi beni immobili in Stefanico, ossia San Maurizio [Canavese], alla Chiesa diTorino (17 febbraio 1099).
20

VIII.Oddone del fu Gualfredo e Guntara sovranominata Donnetta, del fu Erenzone, sua moglie, vendono un campo in Buazano a Bernardo Zucca del fu Giovanni Rufino (26 dicembre 1114).
21

IX. Elenco dei beni posseduti dall'abazia di San Soluore di Torino (avanti 1118).
22

X. Papa Callisto II conferma i privilegi ed i possessi del vescovato di Morienna (26 aprile 1123).
26

XI. Pietro Podisio, del fu Girardo, dona beni alla congregazione di Vallombrosa per fondare un ospedale (25 gennaio 1146).
27

XII. Papa Eugenio III conferisce all'abate di San Benedetto di Piacenza il reggimento del nuovo ospedale di San Pietro di Stura sul territorio di Torino (14 aprile 1146).
29

XIII. Papa Eugenio III conferma i possessi ed i privilegi dell'abazia di San Solutore di Torino (7 marzo 1146).
30

XIV. Carlo, vescovo di Torino, accensa un sedime ivi a Stefano console ed a Gisla, moglie di lui
33

XV. Carlo, vescovo di Torino, dona al prevosto di Vezzolano la chiesa di San Giovanni di Luserna (5 marzo 1153).
34

XVI. Onorino del fu Pietro dona beni in Rivoli, Ovorio e Malavaso superiore alla chiesa di San Giovanni di Torino (20 aprile1153)
35

XVII. Folco Rosso di Settimo e suo figlio Girardo vendono tre pezze di terreno all'Ospedale di Stura (16 aprile 1154).
36

XVIII. Carlo, vescovo di Torino, investe il marchese Guglielmo del fu marchese Bonifacio del castello di Rossana, e ne riceve la fedeltà (1155) .
37

XIX. Calandria, vedova di Bongiovanni del Mercato, e Giacomo,suo figlio, danno una pezza di terreno all'Ospedale di Stura (23 febbraio 1156)
38

XX. Alberto del fu Aimerico di Venasca rimette a Carlo, vescovo di Torino, la terza parte di Venasca, che teneva dal Capitolo torinese di San Giovanni, e la riprende in feudo dal vescovo stesso (26 marzo 1156).
39

XXI. Carlo, vescovo di Torino, accensa una vigna in Valle Albina, oltre Po, ad Oberto Maltraverso del fu Aicardo Caruso (l aprile 1156).
39

XXII. Carlo, vescovo di Torino, concede vari beni sul territorio torinese ad Alelmo, Bongiovanni e Girardo, figli del fu Englesio, ed ai loro eredi fino alla terza generazioné (3 novembre 1156).
40

XXIII. Guglielmo [IV], marchese di Monferrato, transige le sue differenze coll' Ospedale di San Giacomo di Stura (9 maggio 1158).
40

XXIV. Federico l, imperatore, conferma i privilegi della Chiesa Torino (26 gennaio 1159).
41

XXV. Carlo, vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno ivi a Taurino, Guglielmo e Giovanni, figli del fu Ildeprando (28 marzo 1160)
44

XXVI. Pietro Lella dona all'Ospedale di San Giacomo di Stura una pezza di terreno sul territorio di Settimo (22 maggio 1160 ).
45

XXVII. Bongiovanni del fu Ottone Marchisio dona e vende sei giornate di terreno all'Ospedale di San Giacomo di Stura (2 giugno 1162).
46

XXVIII. Guglielmo, vescovo di Torino, accensa a Guglielmo del fu Olderico di Castelnuovo un manso al Rosaio, lavorato da Oberto Ferrando (9 settembre 1162).
47

XXIX. Elena, moglie di Pietro Podisio della Città di Torino, dona beni ivi al monastero di San Giacomo di Stura (22 luglio 1164).
48

XXX. Pietro detto Podisio della Citta di Torino, dona al monastero di San Giacomo di Stura quanto possiede oltre detto fiume (22 luglio 1164).
49

XXXI. Carlo, vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno, con casa, corte ed orto, non lontano dalla chiesa di San Giovanni, ad Usana ed a Benedetto, figlio di lei (l aprile 1168).
50

XXXII. Carlo, vescovo di Torino, accensa terreni in Vanchiglia a Girardo ed a' suoi figli (11 aprile 1168 ).
51

XXXIII. Carlo, vescovo di Torino, accensa a Gaidone, a Pietro pelato e ad Alberto una pezza di terreno in San Martino, oltre Po (11 aprile 1168).
51

XXXIV. Carlo, vescovo di Torino, conferrna al monastero di San Giacomo di Stura l'alpe di Pietrafica (27 o 28 agosto 1168)
52

XXXV. Simeone, abate del monastero di San Giacomo di Stura, concede in vitalizio ad Elena, moglie di Pietro Podisio, l'alpe di Pietrafica [avuta da lei in dono] (27 o 28 agosto 1168).
53

XXXVI. Carlo, vescovo di Torino, accensa un sedime ed un campo ivi ad Andrea e Nicolò, figli del fu Baldovino del Duomo (19 o 20 ottobre 1168).
54

XXXVII. Carlo, vescovo di Torino, accensa a Gribaldo Brigida una vigna al Malavaso (6 gennaio 1169).
55

XXXVIII. Carlo, vescovo di Torino, accensa un prato oltre Stura ed uno spineto fra Stura e Po, a Pietro detto Della Rovere(1 febbraio 1169) .
56

XXXIX. Pietro Porcello, Guglielmo di Revigliasco e Ardizzone, fratello di quest'ultimo, rinunziano ad ogni loro diritto sul castello di Montossolo in favore di Milone, vescovo di Torino,da cui lo ripigliano in custodia (27 febbraio 1170).
57

XL. Anselmo ed Ottone, figli del fu Manfredo di Alpignano, ed Evrardo, cedono ogni loro allodio nei Colti di Vincesco a Milone, vescovo di Torino, che ne li investe in feudo (9 giugno 1170)
59

XLI. Milone, vescovo di Torino, dona al monastero di San Giacomo di Stura la chiesa di San Desiderio di Usseglio (fra1170 e 1187).
60

XLII. Milone, vescovo di Torino, conferma al prevosto di Croveglia il possesso di varie chiese della sua diocesi sotto riserva di alcuni diritti (fra 1170 e 1187).
61

XLIII. Bonifacio del fu Oddone di Barone cede a Milone, vescovo di Torino, la terza parte della decima di Settimo, che da lui teneva in feudo (23 marzo 1171).
62

XLIV. Giacomo figlio di Bongiovanni Roilato accensa vari beni sul territorio di Torino ad Ulrico Della Torre, ad Otta, mogliedi lui, ed a Girardo De Episcopo (19 luglio 1171).
63

XLV. Martino e Pietro di Alburga e Bongiovanni Marchisio vendono una pezza di terreno al monastero di San Giacomo di Stura (22 gennaio 1172).
64

XLVI. Gli arbitri a ciò eletti dirimono le vertenze per certi possessi[sul territorio di Torino] fra gli abati di San Mauro [di Pulcherada] e di San Giacomo di Stura (15 marzo 1172).
65

XLVII. Ardizzone detto Vitale di Rivarolo rinunzia ad ogni sua pretesa verso il monastero di San Giacomo di Stura (22 maggio 1172).
66

XLVIlI. Prete Ottone, pievano di Santa Maria di Settimo, accensa un campo al monastero di San Giacomo di Stura (l aprile 1173).
67

XLIX. Taurino detto della Rovere, figlio del fu Bongiovanni della Città di Torino vende un prato al monastero di San Giacomodi Stura (21 dicembre 1173).
68

L. Certana, figlia di Alessandra di Torino, e Guglielmo di Castellamonte,suo marito, vendono al monastero di San Giacomo di Stura ogni loro ragione su certi beni (16 febbraio 1175).
69

LI. Milone, vescovo di Torino, dona all'abazia di Santa Maria di Cavour le decime dei Ronchi nuovi ed altre in Val Chisone (31 ottobre 1175)
70

LII. I vassalli della chiesa di Torino riconoscono i feudi che tengono dalla medesima, cioè dal vescovo (1175 - principio sec. XIII)
70

LIII. Pietro detto di Sant' Ambrogio ed i suoi nipoti Guglielmo, Raimondo ed Enrico, fratelli, cedono alla signora Orgenia, madre di detto Pietro, un manso al Malavaso , che da lei è tosto donato al monastero di San Giacomo di Stura (2 maggio 1177).
70

LIV. Pietro Barbero di Pianezza e sua moglie Romea vendono beni in detto luogo al monastero di San Giacomo di Stura (2 giugno 1177).
71

LV. Pellegrino Zucca ed i suoi figli Gola d'asino e Mussetto vendono al monastero di San Giacomo di Stura cinque mansi sul territorio di Buazano (21 dicembre 1177).
73

LVI. Il signor Simeone, abate del monastero di San Giacomo di Stura, permuta beni con maestro Bongiovanni, prevosto della chiesa di San Dalmazzo di Torino (23 giugno 1178).
74

LVII. Girardo Umberto ed i suoi figli Taurino ed Ainardo danno un sedime in Buazano al monastero di San Giacomo di Stura (6 dicembre 1178).
75

LVIII. Rodolfo di Broglio e suo figlio Bongiovanni vendono un sedime con solaio e casa in Torino al monastero di San Giacomo di Stura (16 dicembre 1178).
76

LIX. Milone, vescovo di Torino, accensa una casa fuori porta Vescovo a Guglielmo del fu Pietro Casetto (10 giugno 1179).
76

LX. Giraldo Umberto dona un manso in Buazano al monastero di San Giacomo di Stura (30 giugno 1179).
77

LXI. Elenco dei mansi della chiesa di Torino in Rivoli (avanti 1180)
78

LXII. Milone, vescovo di Torino, e Gandolfo, prevosto della Chiesa torinese, investono Anselmo e Oddone, figli del fu Manfredo,della metà del castello di Alpignano (24 gennaio 1180).
79

LXIII. Pietro di Chivasso, del fu Pietro, e Diana del fu Falco di Settimo, sua moglie, vendono beni al monastero di San Giacomo di Stura (31 marzo 1180)
81

LXIV. Milone, vescovo di Torino, concede a Bongiovanni Anglico [cioè figlio di Englesio] ed ai suoi discendenti fino al terzo grado una pezza di terreno in Fenestrelle [sul territorio di Torino (14 aprile 1180)
82

LXV. Papa Alessandro III conferma i possessi ed i privilegi della chiesa di Santa Maria di Lombriasco (22 maggio 1180)
82

LXVI. Oberto Bas di Leengo del fu Raineri e suo figlio Giacomo vendono un prato in Gasaio al monastero di San Giacomo di Stura (8 agosto 1180)
82

LXVII. Milone, vescovo di Torino, concede una pezza di terreno in Vanchiglia a Giovanni di Cavour del fu Giovanni Sevenco (12 settembre 1180)
83

LXVIII. Guglielmo del fu Pietro Pocamato di Rivalta dona a Milone, vescovo di Torino, quanto possedeva in Rivoli e nel Castelvecchio (25 ottobre 1180)
83

LXIX. Milone, vescovo di Torino, concede una pezza di terreno in Vanchiglia a Bongiovanni [di Broglio] del fu Rodolfo (28 ottobre 1180)
83

LXX. Il signor Simeone, abate del monastero di San Giacomo di Stura, accensa due pezze di teN'eno in Buazanello ai fratelli Pietro e Martino, figli del fu Giovanni di Berta (23 agosto 1181)
83

LXXI. Ansaldo e suo figlio Martino cedono ad Anselmo «forner» ed a Sibilla, moglie di lui, una pezza di terreno soggetta a censo verso il vescovo di Torino (13 gennaio 1182)
84

LXXII. Milone, vescovo eli Torino, accensa una pezza di terreno presso i mulini vescovili a Giordano Acattafede (17 aprile 1182)
85

LXXIII. Bongiovanni di Varisella e Giordana, sua moglie, danno quanto posseggono in Varisella, Usseglio, Lemie, Pianezza e Torino al monastero di San Giacomo di Stura (19 agosto 1183)
86

LXXIV. Guglielmo Pocamato di Rivalta, del fu Pietro Pocamato, si scusa presso il vescovo torinese Milone e ne riceve investitura di tutto il suo allodio, onore e feudo di Rivoli (10 dicembre 1183)
87

LXXV. Arderico Bonacossa, giudice, d'ordine del signor Gotofredo cancelliere e legato imperiale in Italia, immette Milone, vescovo di Torino, nel possesso di Pianezza Contro il conteUmberto [III] di Savoia (11 marzo 1184)
87

LXXVI. Gotofredo, cancelliere e legato imperiale, immette il vescovo di Torino in possesso delle terre e dei beni da questo pretesi contro il conte di Savoia (2 settembre 1185)
89

LXXVII. Milone, vescovo di Torino, sentenzia sulle differenze tra il prevosto di San Salvatore ed il Comune di Chieri circa il luogo di Santena (5 settembre 1185)
91

LXXVIII. Milone, vescovo di Torino, concede al prevosto di San Martino di Liramo la chiesa di San Vittore presso Caselle (24 settembre 1185)
92

LXXIX. Il signor Marcoaldo, siniscalco di Enrico [VI] re dei Romani immette Milone, vescovo di Torino, nel possesso di Rivalta (28 ottobre 1186)
94

LXXX. Arduino [di Valperga], vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno ivi a Durando e Gerardo, fratelli (11 giugno 1188)
94

LXXXI. Giordano del fu Giordano vende beni al monastero di San Giacomo di Stura, mallevando per lui Morando (11 luglio 1188)
95

LXXXII. Ar[duino di Valperga], vescovo di Torino, dona la chiesa di San Lorenzo di Settimo e conferma gli altri possessi all'abazia di Vezzolano (1188 o 1189)
96

LXXXIII. Borgesio ed Enrico, suo fratello, a nome anche degli altri fratelli, assegnano un reddito annuo all'abazia di San Giacomo di Stura per l'anima del padre (5 dicembre 1189)
98

LXXXIV. Arduino, vescovo di Torino, fa pace coi signori di Rivoli, e rende ad essi i loro beni sotto determinate condizioni (7 agosto 1190)
98

LXXXV. Umberto di Caselle, coll'intervento di vari suoi parenti, dona al monastero di San Giacomo di Stura beni alla Stersà (1 gennaio 1191)
99

LXXXVI. -Guglielmo di Settimo, del fu Anselmo, rinunzia ad ogni pretesa su beni che riteneva indebitamente al monastero di San Giacomo di Stura (16 gennaio 1191)
99

LXXXVII. Costantino (di Rivoli], vende una pezza di terreno verso Diviliana ad Arduino, vescovo di Torino (2 febbraio 1191)
100

LXXXVIII. Uberto Bergondio e suo fratello Guglielmo vendono una pezza di terreno ad Arduino, vescovo di Torino (2 febbraio 1191)
100

LXXXIX. Il signor Tomaso di Nono, legato imperiale, dichiara di aver ricevuto il fodro regale di Testona dal vescovo di Torino, che comanda pure ai Chieresi di pagarlo al suddetto legato (18 marzo 1191)
100

XC. Il signor Simeone, abate del monastero di San Giacomo di Stura, permuta beni con Guido del fu Pietro di Settimo, lodanti la permuta Alberto e Giordano, fratelli di detto Guido (25 marzo 1191)
101

XCI. Arduino [di Valperga], vescovo di Torino, infeuda una pezza di terreno in Palera, sul territorio di Testona, ad Ottone Boli (11 luglio 1191)
102

XCII. Celestino III, papa, manda al monastero di San Michele della Chiusa di restituire i privilegi al monastero di San Pietro di Savigliano (2 dicembre 1291)
103

XCIII. Celestino III, papa, prende sotto la sua protezione il monastero di San Pietro di Savigliano (3 dicembre 1191)
103

XCIV. Il vescovo di Torino dona ai Templari il ponte, l'ospedale e la cappella di Sant'Egidio sul territorio di Testona (sine data, ma forse 1196)
106

XCV. Costantino di Rivoli vende ad Arduino, vescovo di Torino, una pezza di terreno sul territorio di Rivoli (marzo 1192)
107

XCVI. Oberto e Macagnono, figli del fu Migliore Calcagno, coll'intervento degli altri fratelli, danno all' ospedale di San Giacomo di Stura tutti i gerbidi posseduti dal padre loro al di là di detto fiume, e Giacomo Calcagno vende a detto Ospedale ogni suo diritto su di essi (30 maggio 1192)
107

XCVII. Arduino, vescovo di Torino, accensa una vigna in San Martino di Malavaso a Pietro di Tarantasia ed a Giovanni del fu Martino di Clavia, cognati (12 giugno 1192)
108

XCVIII. Il signor Guglielmo del fu Anselmo di Settimo vende beni al monastero di San Giacomo di Stura (8 dicembre 1192)
109

XCIX. Ruggiero, erede di Oliviero Capra, col consenso della madre Ermengarda e dei parenti Guglielmo Musso, Guglielmone, figlio di questo, e Giacomo Capra, vende una pezza di terreno al vescovo torinese Arduino (24 aprile 1193)
109

C. La signora Benlivegna, badessa del monastero femminile di San Pietro di Torino, accensa beni in Buazano a Simeone, abate del monastero di San Giacomo di Stura (29 aprile 1193)
110

CI. Arduino, vescovo di Torino, concede al Comune torinese di valersi in guerra dei castelli di Testona, Rivoli, Montossolo ed altri a lui spettanti, e ne esenta i cittadini dal pedaggio di Testona (20 luglio 1193)
110

CII. I signori Merlo e Ardizzone di Piossasco cedono ad Arduino, vescovo di Torino, il castello e la villa di Testona contro il feudo del castello e villa di Piobesi (21 luglio 1193)
112

CIII. Arduino, vescovo di Torino, permuta beni con Bruno di Rivoli (30 agosto 1193).
114

CIV. Arduino, vescovo di Torino; accensa beni in Valpiana, oltre Po, ad Enrico del fu Goslino Rosso (19 aprile 1194)_
114

CV. Guglielmo, giudice di Caselle, a nome di sua nipote Marchesa, dona due pezze di terreno alla Stersa al monastero di San Giacomo di Stura (5 marzo 1195).
115

CVI. Nicolo Sartorio, coi fratelli Costantino, Manfredo e Guido, cede beni in Rivoli al vescovo torinese Arduino (8 marzo 1195).
116

CVII. Guglielmo Engignoto e suo fratello Guido, danno al monastero di San Giacomo di Stura tutto ciò che possedevano alla Stersa (10 marzo 1195).
116

CVIII. Arduino, vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno. in Sassi a Martino di Clara (6 giugno 1195).
117

CIX. Arduino, vescovo di Torino, appalta per tre anni i mulini, i battitoi e le gualchiere vescovili sulla Dora ad Ottone Molinaro ed a Giacomo, figlio eli lui, pei quali malleva Enrico Cagnasso (14 giugno 1195).
117

CX. Il signor Enrico, visconte di Baratonia, dona beni in Usseglio al monastero di San Giacomo di Stura (19 marzo 1196).
118

CXI. Enrico [VI], imperatore, concede al vescovo di Torino di rivendicare i feudi alienati da' suoi vassalli senza il consenso di lui (25 settembre 1196).
119

CXII. Arduino, vescovo di Torino, concede ad Anselmo Pazella e fratelli tutta la decima di Moretta mediante l'annuo censo di due staia di frumento e due di annona al tempo delle messi (9 aprile 1197).
120

CXIII. Guglielmo del Duomo, per mandato dei tutori dei figli di suo fratello Enrico, dona un prato oltre Stura al monastero di San Giacomo (18 dicembre 1198).
120

CXIV. Martino, camerlengo del monastero di San Benigno di Fruttuaria, a nome dell'abate Uberto di Luserna, permuta beni con Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura (28 maggio 1199).
121

CXV. Elenco dell'albergaria dovuta al vescovo di Torino in Carignano (circa 1200).
122

CXVI. Musso di Baldisseto, i suoi fratelli ed i suoi nipoti dichiarano quanto tengono in feudo dalla Chiesa di Torino in vari luoghi (fine secolo XII).
123

CXVIII. Arduino, vescovo di Torino, i Comuni di Torino, Chieri e Testona, i signori di Cavour e di Cavoretto ed i conti di Biandrate (anno pace tra loro a mediazione dei Comuni di Asti e di Vercelli (10 e 11 febbraio e 30 marzo 1200).
124

CXVIII. Il signor Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura, permuta beni in Settimo con Guglielmo di Settimo, laudanti Milano e sua moglie Marchesa per i loro diritti (12 gennaio 1201).
133

CXIX. Arduino, vescovo di Torino, dà a lavoro a Giornale, Giordano e Guido, fratelli, un gerbo ai Ronchi del Sabbione (28 febbraio 1201).
134

CXX. Il signor Guglielmo eli Balangero, visconte, e suo figlio Giacomo, cedono al monastero di San Giacomo di Stura quanto Guglielmo Fe teneva da essi in Druent ed in Monteglio, a saldo di un debito della fu rispettiva moglie e madre verso detto monastero (18 marzo 1201).
135

CXXI. Anselmo di Alpignano ed i suoi nipoti Gualfredo e Guido vendono beni in Druent al monastero di San Giacomo di Stura (metà giugno 1201).
136

CXXII. Il signor Anselmo di San Dalmazzo conviene col monastero di Staffarda intorno alla decima delle terre della grangia di Stupinigi (8 dicembre 1201).
136

CXXIII. Il signor Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura, coll'intervento degli altri monaci e conversi, permuta beni con Guglielmo Beccuto (21 febbraio 1202).
138

CXXIV. Il signor Guido, abate clel monastero di San Giacomo di Stura, permuta beni al Malavaso ed in Vezzelino col signor Guglielmo Beccuto (2 marzo 1202).
139

CXXV. Bongiovanni Marchisio, col consenso del figlio Giordano, dona una pezza di terreno al monastero di San Giacomo di Stura (1 aprile 1202).
140

CXXVI. Il signor Boetto del fu Giacomo di Barbania ed i suoi nipoti Giacomo e Viberto cedono al monastero di Liramo ogni loro ragione su beni nella Vauda [di Front] (marzo 1203).
141

CXXVII. Il signor Enrico, visconte di Baratonia, cede al monastero di Liramo ogni sua ragione sopra una roggia della Stura discorrente pel territorio di Mathi (agosto 1203).
142

CXXVIII. Boverio di Ciriè e sua moglie Guglielma danno beni al monastero di San Giacomo di Stura (25 ottobre 1203).
143

CXXIX. Abfate di Castello, di Chieri, ed i suoi fratelli Oggero e Guitone, vendono ad Arduino, vescovo di Torino, ogni loro ragione sul pedaggio di Montossolo (10 novembre 1203).
144

CXXX. Il signor Guglielmino di Balangero, conte, del fu Guglielmo di Castellamonte, cede al monastero di Liramo ogni sua ragione sopra una roggia della Stura (23 marzo 1204).
145

CXXXI. Bongiovanni Marchisio, di Settimo, col consenso dei fìgli Giordano e Giovanni, che gli rinunziano ogni loro diritto al riguardo, vende beni al monaster o di San Giacomo di Stura (23 maggio 1204).
146

CXXXII. Il Signor Rodolfo, suo fratello Pietro, il signor Giordano ed Uberto di Ariverto danno una pezza di gerbo all'Ospedale di Targe [cioè di San Giacomo di Stura] (20 luglio 1204).
148

CXXXIII. Arduino, vescovo di Torino, accensa a Guglielmo Cane e ad Elena, moglie di lui, una pezza di terreno al Poggio Giroldo (27 febbraio 1205).
149

CXXXIV. Arduino, vescovo di Torino, concede all'ospedale del Moncenisio la chiesa di San Pietro di Fologna (2 maggio 1205),
149

CXXXV. Giovanni Daniele di Verzuolo cede al vescovo di Torino le corti di Verzuolo e di Solere con quanto teneva in feudo dal medesimo (14 aprile 1206).
150

CXXXVI. Anselmo di Caselle e Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura, transigono per arbitrato le loro differenze per il prato della Stersa e pel pascolo nelle corti di Caselle e di Borgaro, e cosi fanno pure direttamente Bonifacio del fu Guglielmo giudice di Caselle e detto abate (15 maggio 1207).
151

CXXXVII. Il signor Manfredo Avvocato di Moncucco, castellano di Rivoli, d'ordine di Arduino, vescovo di Torino, investe Lanfranco De Valle, di Milano, e Manfredo e Perrone, fratelli di lui, di una casa e di altri beni in Rivoli (7 giugno 1207).
152

CXXXVIII. il signor Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura, coll'intervento degli altri monaci e conversi, permuta beni in Druent, Buazano ed altri luoghi con Ardizzone Della Rovere (11 settembre 1207)
154

CXXXIX. Giacomo, vescovo di Torino, concede quattro cappelle del territorio di Cavour all'abate di tal luogo (s.d., ma fra 1207 e 1231).
155

CXL. Giacomo, vescovo di Torino, compromette le sue differenze per il pedaggio con Giacomo e Bartolomeo Sili in quattro Vercellesi, che pronunciano tosto al riguardo (4 febbraio- 1208).
155

CXLI. Giacomo [I], vescovo di Torino, accensa beni nel monte San Martino, oltre Po, a Giroldo di San Martino (23 marzo 1208)
158

CXLII. Il signor Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura, permuta beni in Settimo col signor Guido di Settimo e con altri uomini di tal luogo (28 marzo 1208).
159

CXLIII. Giacomo [I], vescovo di Torino, concede al priore di Briant la chiesa di Santa Maria della Rocca e la cappella di San Giorgio in detto castello (3 gennaio 1209).
161

CXLIV. Giacomo [I], vescovo di Torino, compone la vertenza fra il priore del monastero di Sant' Andrea di Torino ed il prevosto del monastero di Liramo per beni in Ciriè, Cosio, Noli, Liramo e Grosso (10 febbraio 1209).
162

CXLV. Giacomo [I], vescovo di Torino, dona ai signori di Pont [-Chianale] tutta la decima dei novali fatti e da farsi sul territorio di detto luogo (26 luglio 1209).
164

CXLVI. Il signor Nicolò, abate di San Pietro di Savigliano, coi suoi monaci e cogli abati di Breme e di San Costanzo, delibera che il monastero di Savigliano debba sempre rimanere nella presente libertà da ogni altro monastero, e specialmente da quello di San Michele della Chiusa (29 settembre 1209).
165

CXLVII. Giacomo [I], vescovo di Torino, unisce, sotto certe riserve, l'abazia di San Solutore a quella di San Michele della Chiusa (13 luglio 1210).
166

CXLVIII. Giacomo [I], vescovo di Torino, sentenzia sulle differenze fra gli abati di San Mauro e di San Giacomo di Stura (2 ottobre 1210).
170

CXLIX. Ottone [IV], imperatore, manda al vescovo di Torino di cacciare dalla sua diocesi gli eretici, Valdesi ed altri seminatori di zizania religiosa (s. d., ma circa 1210).
171

CL. Domenico e Giovanni di San Martino, colla madre Emilia e le sorelle Gregoria e Matilde, cedono a Giacomo. [l], vescovo di Torino, ogni lor o ragione sopra un sedime in San Martino d'Oltrepò (26 gennaio 1211).
172

CLI. Papa Innocenzo III manda al vescovo di Morienna ed al priore, di Aiguebelle di non molestare ulteriormente il monastero di San Pietro di Savigliano a vantaggio di quello, di San Michele della Chiusa (25 , febbraio 1211).
173

CLII. Raineri e Nicolò, figli di Goslino di San Maurizio, cedono al monastero di Liramo ogni loro ragione sopra un fitto (5 aprile 1211).
173

CLIII. Il signor Bonifacio, già vescovo di Asti, ed il signor Ponzio, priore di Cervere, stabiliscono il deposito di tutte le carte riguardanti il monastero di San Pietro di Savigliano tenute dall'abate di San Michele della Chiusa presso il vescovo ed il Capitolo di Vercelli (29 settembre 1211).
174

CLIV. Giacomo [1], vescovo di Torino, accensa una vigna in San Martino, oltre Po, a Guglielmo, sacerdote della chiesa del luogo, in nome della medesima (30 ottobre 1211).
175

CLV. Il signor Enrico, visconte di Baratonia, rinunzia al monastero di San Giacomo di stura ogni sua preteso sull'alpe detta Droseo Mezzano (16 marzo 1212).
176

CLVI. Guglielmo, castellano di Settimo, e Paolo, suo figlio, cedono al monastero di San Giacomo di Stura ogni loro ragione sopra una pezza di terreno (10 giugno 1212).
177

CLVII. Il signor Guido, abate del monastero di San Gtacomo di Stura, dà a lavoro beni in Cavoretto a Boiamondo e Pietro del fu Martino Gualtieri, di tal luogo (3 dicembre 1212).
177

CLVIII. Il signor Musso di Baldisseto vende a Giacomo [I], vescovo di Torino, la decima di Magliano, che teneva in feudo dalla Chiesa torinese, col consenso dei parenti (17 e 21 marzo 1213).
178

CLIX. Il signor Pietro, abate di San Michele della Chiusa, restituisce tutte le carte appartenti al monastero [di San Pietro] di Savigliano (26 marzo 1213).
179

CLXI. Oberto Guigo degli Ansaldenchi vende una pezza di terreno, oltre Stura al monastero di San Giacomo (3 aprile 1214).
181

CLXII. Pietro Dadino, Clemente e Giacomo di Torino, fratelli, vendono una pezza di terreno oltre stura al monastero di San Giacomo (16 luglio 1214).
182

CLXIII. Il signor Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura, permuta beni in Buazano con Ghislaberto di Rubiana (1 maggio 1215).
183

CLXIV. Barnaba Pellizono, col consenso dei fratelli e delle rispettive mogli, vende una vigna in Pian de' Sassi al monastero di San Giacomo di Stura (2 [1] luglio 1215).
184

CLXV. Armanno di Mercadillo e suo figlio Guiotto promettono al vescovo di Torino di pagargli 60 soldi segusini all'anno per il pedaggio di Chieri che tengono per lui (25 gennaio 1216).
185

CLXVI. Stefano Raveto di Rivoli, col consenso di Giacomo [I], vescovo di Torino, vende a Pietro Ottobre beni in Rivoli che teneva in censo dalla Chiesa torinese (9 maggio 1216).
186

CLXVII. Il signor Evrardo, primicerio della Chiesa di Torino e rettore di San Vittore, accensa, col consenso del vescovo Giacomo, a Gribaldo Gauzegna di Grugliasco una pezza di terreno ivi (28 gennaio 1217).
186

CLXVIII. Giacomo [I], vescovo di Torino, accensa beni sul territorio di Rivoli a Pietro Borrello di Ovorio ed a Beatrice moglie di lui (20 agosto 1217).
187

CLXIX. Giacomo [I], vescovo di Torino, conferisce la chiesa di Sant'Andrea di Savigliano e quelle di Busca, cioè Santa Maria, .San Martino e San Quintino, a Manfredo, ministro di detta Chiesa di Savigliano, a tenore. della costituzione del!! Concilio di Laterano (11 maggio 1217).
188

CLXX. Giacomo [I], vescovo di Torino, concede ai signuri di Lanzo di tener ivi un mercato ogni mercoledi, riservandosene la terza parte (15 .. .?..1219).
189

CLXXI. Federico [II], re dei Romani, cassa l'infeudazione della castellata di Montossolo fatta ai Chieresi e rende la medesima; alla Chiesa di Torino (21 febbraio 1219).
190

CLXXII. Federico [II], re dei Romani, concede a Giacomo [I], vescovo di Torino, di assicurare con banni la libertà e i diritti della sua Chiesa (21 febbraio 1219).
191

CLXXIII. Il signor Giovanni dei Vistarini, assessore del podestà torinese signor Bonardo Gavazzi, condanna Baraglia, sindaco del Comune di Torino, a restituire una pezza di prato al monastero di San Giacomo di S~ura (25 novembre 1219).
191

CLXXIV. Ardizzone Borgesio transige le sue differenze pel ponte sulla Stura col signor Guido, abate del monastero di San Giacomo (15 febbraio ]220).
192

CLXXV. Il signor Pietro Riba vende al monastero di San Giacomo di Stura una pezza di prato al Prato Ubaldo (17 marzo 1220).
194

CLXXVI. Il signor Bergondio di Cavoretto vende al signor Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura, quanto possedeva in Varisella (17 (?) ottobre 1220).
195

CLXXVIl. Giacomo [I], vescovo di Torino, accensa una vigna in San Martino, oltre Po, a Giovanni Giselberto, di tal luogo (11 ottobre 1221).
195

CLXXVIII. Il signor Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura transige con Ardizzone Borgesio le sue differenze pel ponte e per la chiesa di Santa Maria (10 novembre 1221).
197

CLXXIX. Giacomo [I], vescovo di Torino, dopo aver preso possesso di beni sul territorio di Deserti da cui aveva protestato decaduti i figli di Giacomo del Bosco, accensa ad essi la metà dei medesimi beni (6 settembre 1221).
199

CLXXX . . Enrico di Diviliana, col consenso del fratello Pepino e della moglie Alamanna, vende un tenimento sul territorio di Rivoli a Giacomo [I], vescovo di Torino (14 novembre 1221).
200

CLXXXI. Enrico Beccuto vende a Giacomo [I], vescovo di Torino, quanto possiede nella villa e te:-ritorio di Deserti (4 dicembre 1221)
201

CLXXXII. Giacomo [I], vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno ivi a Pietro Rosso ed a Gocelmo di Montossolo (15 agosto 1222).
202

CLXXXIII. Barnaba Pellizone, col consenso dei fratelli signor Pietro e Giacomo, vende una vigna al signor Guido, abate del monastero di San Giacomo di Stura (16 agosto 1222).
203

CLXXXIV. Giacomo, vescovo di Torino, accensa un sedime presso i fossati della città a Gocelmo di Montossolo (23 ottobre 1222).
204

CLXXXXV. Lanfranco De Valle, abitante di Rivoli, e suo fratello Manfredo, vendono vari beni a Giacomo, vescovo di Torino (27 giugno 1223).
204

CLXXXVI. Guglielmo ed Ulrico di Reano danno al monastero di San Giacomo di Stura l'alpe Balmetta in occasione dell'ingresso del loro fratello Pietro in detto monastero (19 maggio 1224).
205

CLXXXVII. Il signor Giovanni, sacerdote di Usseglio, ed i suoi fratelli Martino del Castellar ed Andrea, a nome anche di tutti gli altri fratelli, cedono al monastero di San Giacomo di Stura ogni lor ragione sull'alpe Balmetta mediante esenzione dalla taglia del Castellar concessa loro dai signori di Reano (14 agosto 1224)
206

CLXXXVIII. La signora Richelda, moglie di Guglielmo di Reano, cede ogni sua ragione sull'alpe Balmetta al monastero di San Giacomo di Stura (15 agosto 1224).
207

CLXXXIX. Il signor Manfredo, prevosto di Lomb1'iasco, presta fedeltà a Giacomo [I], vescovo di Torino (9 settembre 1224).
208

CXC. Giacomo [I], vescovo di Torino, accensa beni in San Vito a Giacomo De Fontato, di tal luogo (12 gennaio 1225).
209

CXCI. Manfredo di Mercadillo vende a Giacomo [I], vescovo di Torino, una pezza di terreno in Rivoli (12 giugno 1225).
210

CXCII. Giacomo [I], vescovo di Torino, accensa a Pietro Travaglio di Rivoli vari beni ivi (27 agosto 1225)
210

CXCIII. Giacomo [I], vescovo di Torino, accensa al signor Guglielmo del fu Pietro Eliano di Rivoli, pzevano di San Martino di Rivoli, una pezza di terreno (18 dicembre 1225).
211

CXCIV. Giacomo [I], vescovo di Torino, coll'intervento del Capitolo accensa una pezza di terreno ivi ad Oddone Prando ([50] 6 novembre 1226).
212

CXCV. Giacomo [II, vescovo] eletto di Torino, coll'intervento del Capitolo, infeuda a Pietro di Moncrivello un bosco sul territorio di Rivoli (24 febbraio 1227).
213

CXCVI. Ottone, Guarnieri, Giacomo e Nicolò Sacchi, fratelli, rinunziano ad ogni loro pretesa su un prato sito al Gerbido, territorio di Torino, a favore del monastero di San Giacomo di Stura (27 maggio 1227).
214

CXCVII. Pietro di Alaria vende una casa in Torino a Fiorenza, vedova di Boccone Molinaro, ed ai loro figli Giacomo ed Oberto, in presenza del podestà torinese signor Lantelmo Maineri (18 luglio 1227).
214

CXCVIII. Giacomo [II], vescovo di Torino, accensa a varie persone di Rivoli, beni ivi (8 settembre 1227).
215

CXCIX. Il marchese Bonifacio [II o IV] di Monferrato presta fedeltà a Giacomo [II], vescovo di Torino, per quanto tiene da lui (26 gennaio 1228).
218

CCI. Ottone, Nicolò, Guarnerio e Giacomo Sacco vendono tre pezze di prato o gerbido sul territorio di Torino al monastero di San Giacomo di Stura (11 settembre e 22 ottobre 1228).
219

CCII. Guglielmo Pautre di Monfalcone dona vari beni in Salice, sulla destra del Po, al monastero di Santa Maria del ponte di Stura (12 dicembre 1228).
220

CCIII. Otta, moglie di Guarnerio Sacco, cede al monastero di San Giacomo di Stura ogni sua ragione som"a una pezza di prato in Vezelino (22 dicembre 1228).
221

CCIV. Giacomo [II], vescovo di Torino, affida per dieci- anni la custodia del castello di Montossolo al signor Giacomo Cagnacio ed a Bilieto della Rovere (22 novembne 1229).
222

CCV. Guglielmo Viale e Giacomo Falco rinunziano ad ogni loro ragione verso il monastero di San Giacomo di Stura (19 dicembre 1229).
225

CCVI. Giacomo [Il], vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno ivi a Pietro Bragia (o Braza), calzolaio (21 giugno 1230).
225

CCVII. Andrea Perino cede al monastero di San Giacomo di Stura ogni suo diritto sopra una casa nell' alpe di Pietrafica (6 ottobre 1230).
226

CCVIII. Uguccione, vescovo di Torino, coll' intervento del Capitolo accensa beni ivi a Pietro Barbero (7 settembre 1232).
226

CCIX. Uguccione, vescovo di Torino, accensa ivi beni a varie persone (7 settembre 1232 e 13 febbraio 1233).
227

CCX. Uguccione, vescovo di Torino, coll'intervento dei canonici, accensa [separatamente] beni in Rivoli a Pietro Piattino ed a Pietro Pastorella (4 aprile 1233).
228

CCXI. Il signor Paolo di Settimo ed i suoi figli Uberto e Raineri danno beni e diritti in Settimo ed in Bulgaro al monastero eli San Giacomo di Stura contro la facoltà di conservare una bealera da essi condotta sui possessi del Monastero (10 maggio 1233).
229

CCXII. Uguccione, vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno sul territorio di Rivoli a Guillenzono di Castelrotto [I] luglio 1234).
231

CCXIII. Uguccione, vescovo di Torino, accensa una mezza giornata di terreno ivi a Pietro Bono (17 agosto. 1234).
231

CCXIV. Pepino di Diviliana, Podisio Parmesano, Giacomo e Bongiovanni di Rubiana, Vieto del fu Giselberto di Diviliana e Giovannetto Evrardi vendono ad Uguccione, vescovo di Torino, un verneto [sul territorio di Rivoli] (12 gennaio 1235).
232

CCXV. Uguccione, vescovo di Torino, accensa beni in Rivoli a Giovanni di Collo (11 marzo 1235).
232

CCXVI. Giacomo di San Dalmazzo cede al vescovo di Torino ogni sua ragione di decima sul territorio di Rivoli e di Lisignasco (21 luglio 1235).
233

CCXVII. Uguccione, vescovo di Torino, per sentenza arbitrale di Anselmo di Passerano accensa una decima ad Ansaldo della Motta (12 dicembre 1235).
233

CCXVIII. Uguccione, vescovo di Torino, accensa beni in Rivoli a Giselberto Bauzano (20 dicembre 1235).
234

CCXIX. Uguccione, vescovo di Torino, ricevuta la fedeltà di Oddino del fu signor Belengero di Rossano, lo investe del castello, e villa di tal luogo (17 gennaio 1236).
235

CCXX. I signori di Moretta prestano fedeltà ad Dguccione, vescovo di Torino, e prendono da lui investitura di due terzi della decima dei novali di detto luogo (22 gennaio 1236).
235

CCXXI. Uguccione, vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno in Rivoli ad Ardizzone di Colomba, a nome anche del fratello Enrietto e di Colomba, loro madre (16 luglio 1236).
236

CCXXII. Il signor Robaldo, priore di San Benedetto di Torino, vende ad Uguccione, vescovo di Torino, beni sul territorio di Rivoli (8 settembre 1236).
237

CCXXIII. Il signor Giordano Zostra vende ad Uguccione, vescovo di Torino, una pezza di terreno sul territorio di Rivoli (27 settembre 1236).
238

CCXXIV. Il conte Amedeo [IV] di Savoia e suo fratello Tomaso [Il] rinunziano ad ogni loro pretesa su Rivoli e su Torino all'infuori del convenuto nella pace col vescovo e col Comune torinese (18 novembre [o 14 dicembre] 1236).
238

CCXXV. Uguccione, vescovo di Torino, accensa beni in Rivoli a quattro uomini del luogo (22 febbraio 1237).
239

CCXXVI. Uguccione, vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno ivi al signor Giovanni Cane (17 maggio 1237).
240

CCXXVII. Uguccione, vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno in Rivoli a Martino del fu Pietro Roggiero (26 maggio 1237).
241

CCXXVIII. Il signor Girardo Josberto, giudice del Comune di Torino sentenzia in causa fra detto Comune ed il monastero di San Giacomo di Stura per un prato, che riconosce di quest'ultimo (22 [o 23] settembre 1237).
241

CCXXIX. Uguccione, vescovo di Torino, dà a lavoro una pezza di terreno con vigna sul territorio di Rivoli a Manfredo pittore (6 ottobre 1237).
242

CCXXX. Uguccione, vescovo di Torino, accensa vari beni sul territorio di Rivoli a diverse persone del luogo (18 e 28 ottobre, 6 e 29 novembre 1237; 31 gennaio, 31 marzo, 9, 10, 24 e 29 maggio, e 6 giugno 1238).
243

CCXXXI. Guglielmo del fu Droetto di Ponte rende ad Uguccione, vescovo di Torino, quanto teneva da lui sul territorio di Rivoli (31 marzo 1238).
250

CCXXXII. Uguccione, vescovo di Torino, dà a lavoro per 15 anni vari beni ivi a Taurino di Altessano ([30 maggio] o 2 giugno 1238).
251

CCXXXIII. Uguccione, vescovo di Torino, reinfeuda a Guglielmo del fu Droetto di Ponte molti beni sui territorio di Rivoli da lui dismessigli due mesi avanti (31 maggio 1238).
252

CCXXXIV. Uguccione, vescovo di Torino, accensa una pezza di terreno e di vigna sul territorio di Rivoli a Rolando ed Aimone del Verziere (13 giugno 1238).
253

CCXXXV. [Il vescovo di Torino] manda [ad un avvocato] di preparare un libello giudiziario per la questione della taglia di Collegno coi Torinesi (fra 1238 e 1250).
253

CCXXXVI. Il signor Gionata di Luco, capitano imperiale di Torino, d'ordine del vicario imperiale Manfredi Lancia assegna a Biglione della Rovere un campo in compenso dei redditi spettantigli per la custodia del castello di Montossolo (4 agosto 1239).
255

CCXXXVII. Elenco dei beni della Chiesa di Torino in Rivoli (circa 1240).
256

CCXXXVIII. Elenco dei (ìtti dovuti al castello di Rivoli (circa 1240).
260

CCXXXIX. Guglielmo Goria, canavaro di Uguccione, vescovo di Torino, accensa a nome di lui beni ivi a Guiffredo Castellani ed a Berta, moglie di questo, ai quali poi li conferma Albertone Cagno la, nipote e procuratore del vescovo (2 dicembre 1240 e 21 [o 22] agosto 1241).
264

CCXL. Guglielmo Goria, canavaro del vescovo di Torino, accensa a nome di lui un manso in Monasterolo, oltre Po, a Perino di Pecetto (4 agosto 1241).
265

CCXLI. Pietro, canavaro del vescovo di Torino, da a lavoro una vigna ed altri beni a Giovanni Basino (10 [o 11] novembre 1241).
265

CCXLII. Pietro, canavaro del vescovo di Torino, accensa a nome di lui una pezza di terreno presso il fossato della città a certo Buffìglione (23 marzo 1243).
266

CCXLIII. I signori Corrado e Manfredo Avvocati di Moncucco giurano di custodire il castello di Rivoli nell'interesse del vescovo e del Comune di Torino (6 aprile 1243).
267

CCXLIV. Pietro, canavaro del vescovo di Torino, dà a lavoro per 20 anni una pezza di terreno i'Vi a Giordano, figlio di Matelda,sorella di Giovanni Giselberto di San Martino (18 [o 19] aprile 1243).
267

CCXLV. Il marchese Bonifacio [II o IV] di Monferrato presta fedeltà al [vescovo] eletto torinese Giovanni per quanto tiene in feudo dalla Chiesa di Torino (13 gennaio 1245).
268

CCXLVI. Il signor Giovanni prevosto della chiesa di San Martino di Lito, Guglielmo pievano della chiesa di San Ponzio, Enrico Della Torre, pievano della clliesa di San Maurizio, ed Uberto, pievano della chiesa di San Pietro di Pianezza, prestano fedeltà a Giovanni, [vescovo] eletto di Torino, cui fanno altrettanto anche Martino, pievano della chiesa di San Pietro di Lanzo, e Gotefredo, abate di San Mauro (13, 16 e 18 gennaio 1245).
269

CCXLVII. I signori Abbone, Giacomo e Giovanni, fratelli, nonché Martino di ser Aprile, Meliore del signori Raimondo ed il signor Gualtieri, prestano fedeltà ed omaggio a Giovanni, [vescovo] eletto di Torino, pel castello di Lanzo (14 gennaio 1245).
270

CCXLVIII. Tomaso e Nicolò Graziani di Ciriè prestano fedeltà a Giovanni, [vescovo] eletto di Torino, ed altrettanto fa Guglielmo Brusato per quanto tiene dal medesimo [in Ciriè] (18 gennaio e 7 febbraio 1245).
271

CCXLIX. Il signor Artaldo, prevosto di Biella ed esecutore pontificio, scomunica l'arcidiacono, il prevosto ed i canonici di Torino come ribelli al [vescovo] eletto torinese Giovanni (21 gennaio 1245).
272

CCL. Il prete della chiesa del Salvatore di Pianezza, d'ordine di Artaldo, prevosto di Biella ed esecutore pontificio, proclama scomunicati l'arcidiacono, il prevosto ed i canonici di Torino e gli altri ribelli al [vescovo] eletto. torinese Giovanni (22 gennaio 1245).
273

CCLI. Giovanni, [vescovo] eletto di Torino, stabilisce un termine al signor Bertolotto Arpino ed agli ambasciatori di Rivoli per prestargli la dovuta fedeltd (22 gennaio 1245).
274

CCLII. Giovanni, [vescovo] eletto di Torino, stabilisce un termine perentorio agli ambasciatori del Comune di Rivoli per prestargli fedeltà (28 gennaio 1245) .
274

CCLlII. Il signor Raimondo, abate del monastero di San Giacomo di Stura, coll'intervento degli aliri monaci, accensa un prato in Vezelino a Guglielmetto di Thermignon, abitante in Torino (18 aprile [o 14 maggio] 1245).
275

CCLIV. Enzo, re di Sicilia e legato imperiale in Italia, investe i signori di Lanzo del loro feudo ivi (14 febbraio 1246).
276

CCLV. Papa Innocenza IV dispensa l'abazia di Valtombrosa e tutti i monasteri che ne dipendono da qualsiasi sovvenzione ordinata o da ordinarsi con lettere apostoliche in cui non sia fatta esplicita menzione della presente (19 febbraio 1247).
278

CCLVI. Gli arbitri a ciò eletti sentenziano dover i signori Pietro, Corrado, Manfredo e Bongiovanni, tutti Avvocati di Moncucco, rimettere ad Enzo, figlio e messo dell'imperatore Federico [II], il castello di Rivoli, che tenevano in custodia per la chiesa di Torino (6 marzo 1247).
279

CCLVII. Lorenzo di Bertolino e suo fratello Franchino vendono al monastero di San Mauro una vigna ivi, ripigliandola in censo e con diritto di riscatto (1 giugno 1248).
280

CCLVIII. Pietro di Mombello, a nome suo e di suo fratello Giacomino e Tomaso e Martino di Mombello, fratelli, danno beni sul territorio di Torino al monastero di San Giacomo di Stura (15 novembre 1249).
281

CCLIX. Papa innocenzo IV dispensa il monastero di San Giacomo di Stura dall'obbligo di ricevere o provvedere alcuno pel lettere o legati pontifici in cui non sia trascritta la presente (5 giugno 1250).
282

CCLX. Il conte Tomaso [II] di Savoia promette di restituire alla Chiesa di Torino, entro un determinato termine, i castelli di Montossolo, Castelvecchio, Moncalieri ed altri spettanti a detta Chiesa (3 luglio 1251).
282

CCLXI. Il vescovo di Torino infeuda a Gavarro Gavarri la decima dei novali di tutto il territorio di Druent (21 ottobre 1252)
286

CCLXII. Il vescovo di Torino infeuda a Bernardo Rosso la decima di Riva, Ricrosio, Murzarello e Castiglione mediante l'annuo censo di una libbra di cera (8 marzo 1253) .
287

CCLXIII. Papa Innocenzo IV conferma i privilegi ed i possessi dell'abazia di Vallombrosa, fra cui vari monasteri in Piemonte (21 giugno 1253).
287

CCLXIV. Il signor Ruggero di Pavarolo, cittadino torinese, vende un sedime in Torino al monastero di San Giacomo di Stura (27 febbraio 1257).
293

CCLXV. Agnese, vedova di Viviano Marini, e Vercellino, loro figlio, vendono un sedime in Torino al monastero di San Giacomo di Stura (28 ottobre 1257).
293

CCLXVI. Il Comune di Torino vende al monastero di San Giacomo di Stura la metà di un sedime già appartenente a Giovanni Girardi (5 agosto 1258)
294

CCLXVII. G[andolfo], [vescovo] eletto di Torino, protesta contro l'obbligazione del castello di Collegno al signor Aimerico de Crusinaldo e del castello di Montossolo ad Oberto di Cavaglià per parte del Comune torinese (1 gennaio 1259).
295

CCLXVIII. Enrico Bozzola, notaio e cittadino torinese, vende una pezza di terreno Oltrepò al monastero di San Giacomo di Stura (6 maggio 1259).
296

CCLXIX. Guione Riba, del fu Morando, e Guglielmo Riba, suo zio e curatore, vendono una pezza di bosco al monastero di San Giacomo di Stura (1 dicembre 1259).
296

CCLXX. Enrico Bozzola vende un bosco oltre Stura al monastero di San Giacomo (2 ottobre 1260).
297

CCLXXI. Anselmo, vescovo di Morienna, fa prender atto di esser stato fìno al ponte di Vologna presso Avigliana (21 settembre 1262).
298

CCLXXII. Il signor Rufìno, prevosto della chiesa di San Dalmazzo di Torino, accensa un prato oltre Stura al monastero di San Giacomo (26 agosto 1264).
298

CCLXXIII. L 'arcidiacono, il prevosto ed il Capitolo della Chiesa di Torino fanno autenticare una lettera di ottone [Visconti], arcivescovo di Milano, riferente una bolla di papa Clemente IV circa le competenze concessegli (21 ottobre 1265)._
299

CCLXXIV. Il signor Pietro Fiorio di Polmoncello infeuda a Graffagno di Brandizzo la sua parte della decima di questo luogo che teneva dal Vescovo di Torino (17 dicembre 1265).
301

CCLXXV. Il marchese Guglielmo [VII] di Monferrato offre la dovuta fedeltà pei castelli di Lanzo e San Raffaele a Goffredo [di Montanaro], vescovo di Torino, che pel momento la ricusa (5 marzo 1266).
302

CCLXXVI. Il vescovo di Torino concede in enfiteusi le decime di Bernezzo (24 agosto 1266, 16 ottobre 1270 e 4 marzo 1291) .
303

CCLXXVII. Goffredo, vescovo di Torino, conferma la nomina di Leonetto figlio del signor Raimondo di Costigliole, in rettore di Sant'Orso e San Giovanni del Piasco fatta da Giovanni, abate del monastero di Cavour (9 settembre 1266).
303

CCLXXVIII. Goffredo, vescovo di Torino, investe il signor Giacomo di Baratonia, visconte, di quanto possiede in Val di Usseglio, del castello di Variselle e della decima ed altri beni in Pianezza (16 dicembre 1266).
304

CCLXXIX. Goffredo, vescovo di Torino, ed il Capitolo della sua Chiesa nominano procciatori nella causa contro il conte Pietro [II] di Savoia ed i suoi nipoti (18 dicembre 1267).
305

CCLXXX. Papa Clemente IV, dopo aver invitato invano la vedova ed i figli del conte Tomaso [II] di Savoia a restituire al vescovo di Torino, i castelli di Rivoli, Castelvecchio e Cavour inferiore, fa procedere contro di essi (6 agosto 1267-12 ottobre 1268).
307

CCLXXXI. Il signor Lorenzo, abate del monastero di San Giacomo di Stura, coll'intervento dei monaci e dei conversi, accensa vari beni a Michele Copo (o Zoppo?), di Druent (13 gennaio 1269).
317

CCLXXXII. Il Comune di Chieri prende investitura di parte della brayda entro le chiuse dal vescovo di Torino, a cui vende il pedaggio e la curaia del luogo (9 dicembre 1269).
318

CCLXXXIII. Viano del fu Giovanni Carmenta vende per 35 lire a Giovanni Frotta la decima clel grano spettantegli sul territorio di Druent (16 marzo ]270).
320

CCLXXXIV. Goffredo, vescovo di Torino, concede alla casa di Sant'Antonio di Vienna le chiese di San Dalmazzo e di San Giorgio in Torino mediante annuo censo (5 agosto 1271).
320

CCLXXXV. Il vescovo di Torino accensa ai Truchetti di Pinerolo la decima del Castellar (19 agosto 1271).
323

CCLXXXVI. Il vescovo di Torino dona al priore del priorato di Verzuolo la decima del territorio di Verzuolo, mediante l'annuo fitto di 20 soldi viennesi (3 novembre 1272).
323

CCLXXXVII. Goffredo, vescovo di Torino, litiga col conte Filippo di Savoia dinanzi al Cardinal Sabinense, Uditore pontificio, pel castello di Rivoli (18 dicembre 1274-29 marzo 1276).
323

CCLXXXVIII. Il signor Facio, prete della chiesa di San Giorgio di Chieri, attesta di avere presentato ai signori di Montaldo [Torinese] lettere commonitorie di Goffredo, vescovo di Torino (16 dicembre 1215) .
331

CCLXXXIX. Prete Guglielmo, rettore della chiesa di Santa Maria del Duomo di Torino, appella in nome del vescovo torinese Goffredo contro l'ingerenza di Ottone [Visconti], arcivescovo di Milano, nella chiesa di Reano (11 agosto 1276).
332

CCXC. Il vescovo di Torino costituisce prete Guglielmo, rettore di Santa Maria del Duomo, suo procuratore nella causa contro l'abate di San Michele della Chiusa per l'abazia di Cavour (11 agosto 1276).
333

CCXCI. Papa Giovanni XXI manda all'abate di San Pietro di Vienna al priore di San Donato ed al prevosto di Chieri di far citare il conte (sic) Tomaso [III] ed Amedeo [V] di Savoia per i castelli usurpati alla Chiesa di Torino (7 novembre 1276).
334

CCXCII. I monaci di Cavour nominano loro procuratore Rufino di Bagnolo, e delegano l'elezione del loro abate al prevosto dei SS. Donato e Maurizio di Pinerolo, elle elegge tosto Belengero Bersatori, il quale si riserva di prender consiglio, poi chiede permesso di accettare all'abate pinerolese, Aimone, ed avutolo, accetta quindi nomina suo procuratore per le questioni relative alla sua elezione il prevosto suddetto, che a sua volta si presenta dinanzi alla Curia del vescovo di Torino a sostenerne le ragioni, talchè Belengero è riconosciuto abate e presta fedeltà come tale (5, 14 e 24 agosto; 16 e 20 novembre 1279).
335

CCXCIII. Belengero Bersatori, abate di Cavour, costituisce il vescovo di Torino suo procuratore presso la Curia romana (1 aprile 1280).
336

CCXCIV. Ordogno, vescovo di Tuscolo e cardinale, Uditore pontificio nella causa fra il vescovo di Torino e Filippo conte di Savoia pel il castello di Rivoli, sentenzia doversi detta causa trattare dinanzi alla Curia romana rispetto al possessorio (8 aprile 1280).
336

CCXCV. Benedetto Alliaudi, procuratore del conte Filippo di Savoia, appella al Papa contro la sentenza interlocutoria del cardinale Ordogno nella causa contro il vescovo di Torino per il castello di Rivoli (poco dopo 8 aprile 1280).
337

CCXCVI. Belengero [Bersatori], abate di Cavour, scomunica il prete Roberto, indebito detentore della chiesa d'Osasco (4 maggio 1280).
339

CCXCVII. Il signor Giacomo De Pado, arbitro fra il monastero di San Giacomo di Stura e Manfredo Mantello per un prato sul territorio di Torino, assegna il possesso di detto prato ad esso monastero (21 luglio 1281).
339

CCXCVIII. Il signor Giovanni, priore di Santa Maria di Avigliana, per mandato del vescovo di Torino assolve dalla scomunica frate Guigo, priore del Moncenisio, previa sottomissione a detto vescovo (23 dicembre 1281).
340

CCXCIX. Il signor Tomaso [III] di Savoia nel suo testamento istituisce erede universale il primogenito Filippo e dispone che Castelvecchio venga restitulto al vescovo di Torino (14 maggio 1282).
341

CCC. Guglielmo Biscoto sentenzia come arbitro fra il vescovo di Torino ed Ardizzone Trucco per certe case che questi teneva da quello e da cui si pretendeva fosse decaduto per non averne pagato il debito censo (27 giugno 1282).
343

CCCI. Papa Martino IV manda all'arcidiacono, al prevosto e ad un canonico di Alba di esaminare la ve1·tenza fra il vescovo di Torino e la prevostura di Cortevecchia per le chiese di Rivetta e Rumilla (15 marzo 1283).
345

CCCII. Il vescovo di Torino concede a Matteo e ad Oberto Frotta la metà dei frutti della decima di Druent per 20 anni mediante l'annuo fitto di un moggio di sega la (10 novembre 1283).
345

CCCIII. Martino di Pertusio richiede a Rostagnetto di Pertusio di assumersi il peso della lite mossagli dal vescovo di Torino per la decima che il medesimo esige nelle fìni di Rivoli e che tiene da detto Rostagnetto (15 novembre 1283).
345

CCCIV. Goffredo, vescovo di Torino, nomina frate Montarsino, canonico d'Oulx, in rettore e ministro della pieve di Santa Maria di Vigone (28 novembre 1283).
346

CCCV. Goffredo, vescovo di Torino, pronuncia decaduto dall'abazia di Cavour il monaco Gaucelmo ivi intruso dall'abate di San Michele della Chiusa (25 maggio 1286).
347

CCCVI. Gli abati di San Bartolomeo del Fossato, di Genova, e di San Benedetto, di Piacenza, vicarz generali dell'dbate di Vallombrosa in Lombardia, regolano le divergenlle fra l'abate ed i monaci e conversi di San Giacomo di stura per l'amministrazione temporale di questo monastero (2 novembre 1286).
347

CCCVII. Rufino, abate di Cavour, presenta al giudice generale di Piemonte lettere dell'arcidiacono d'Asti e delegato dell'arcivescovo di Milano, che lo minacciano di scomunica, se non presti man {m'te ad esso Rufino anziche ai nemici di lui (13 maggio 1287).
349

CCCVIII. Rufino, abate di Cavour, presenta al vicario di Amedeo [V], conte di Savoia, lettere dell'arcidiacono di Asti e delegato dell'arcivescovo di Milano, che lo minacciano di scomunica se non presti man forte ad esso Rufino, anzichè ai nemici di lui (13 maggio 1287).
349

CCCIX. Rufino, abate di Cavour, richiede il vicario di Amedeo [V], conte di Savoia, di difenderlo contro i monaci di San Michele della Chiusa e gli altri oppressori del monastero di Cavour (13 maggio 1287).
349

CCCX. Il procuratore di Rufino di Bagnolo, abate di Cavour, fa autenticare le deposizioni dei testi prodotti nella causa contro l'abazia di San Michele della Chiusa (26 settembre 1287).
349

CCCXI. Il signor Raineri di Front ed il prevosto delle pieve di Liramo compromettono in Guglielmo di Merleto ed in Mainerio Forneri di Cirie le loro differenze per un bosco (27 novembre 1287).
350

CCCXII. Il signor Vioto, visconte di Baratonia, a nome suo e dei suoi uomini di Usseglio, riconosce al monastero di San Giacomo di Stura le alpi di Balmetta e di Arnaz (17 luglio 1288).
351

CCCXIII. Il vescovo di Torino transige a mezzo di arbitri le differenze colla prevostura di San Bernardo del Montegiove o per la chiesa di San Martino di Ciriè (1 agosto 1288).
352

CCCXIV. Il monastero di San Giacomo di Stura e Vieto Silo Testa compromettono le loro differenze pei confini di certi prati sul territorio di Torino in ser ottone di Pavarolo, che stabilisce i termini sul luogo (10 e 18 maggio 1289).
354

CCCXV. Aimone Colini, mistrale di Susa pel conte Amedeo [V] di Savoia, rilascia quitanza al monastero di San Giacomo di Stura del fìtto dovutogli per l'alpe di Pietra{ìca (14 settembre 1289).
355

CCCXVI. [Il priore dei Santi Apostoli di Asti], delegato apostolico in causa fra il vescovo di Torino ed il monastero di Croveglia, condanna quest'ultimo nelle spese secondo l'inserto parere del signor Andrea Garretti (25 novembre 1289).
356

CCCXVII. Frate Rufino di Bagnolo, abate di Santa Maria di Cavour e prevosto di Santo Stefano di Soave, appella alla Santa Sede contro le usurpazioni e le violenze commesse a suo danno dai vicari del conte di Savoia e dai monaci di San Michele della Chiusa (27 agosto 1290).
357

CCCXVIII. Goffredo, vescovo di Torino, nomina Pietro Barone, chierico, per appellare alla Santa Sede contro le usurpazioni dell'abate di San Michele della Chiusa nel monastero di Santa Maria di Cavour e nella chiesa di Sant'Antonino in Val di Susa; il che è tosto dal Barone eseguito (27 agosto 1290).
360

CCCXIX. Bertolerio, banditore del castello e della curia di Avigliana, fa prender atto di aver gridato per la terra che nessuno molesti il monastero di San Giacomo di Stura nelle alpi di Pietrafìca e di Arnaz (24 maggio 1291).
362

CCCXX. Il signor Pietro Berg[ognono], abate del monastero di San Giacomo di Stura, coll'intervento degli altri monaci e conversi, accensa beni sul territorio di Torino a Berlino di Sono ed ai fratelli Giacomo e Nicola Minotti, tutti di San Maurizio (1 febbraio 1293).
363

CCCXXI. Il signor Pietro Berg[ognono], abate di San Giacomo di Stura, coll'intervento degli altri monaci e conversi, accensa beni in Druent ad Uberto Frotta, di tal luogo (30 agosto 1293).
364

CCCXXII. Il monastero di San Giacomo di Stura e gli eredi del fu ser Ottone di Pavarolo compromettono le loro differenze per vari, crediti reciproci nel prevosto di Embrun ed in Ottone Pellizzari, fratello di lui, che indi sentenziano al riguardo (7 dicembre 1293 e 7 gennaio 1294).
365

CCCXXIII. Giovannetto del castello di San Maurizio protesta contro la nomina del fìglio di Martino Ferrari a pievano di San Maurizio fatta da Goffredo, vescovo di Torino, in pregiudizio dei diritti avocaziali dei signori di San Maurizio su detta pieve (2 giugno 1296).
369

CCCXXIV. Giovannetto del castello di San Maurizio appella alla Sede Apostolica contro Goffredo, vescovo di Torino, per la non "avvenuta conferma del pievano presentato dai signori del luogo (21 giugno 1296).
370

CCCXXV. Il signor Ardizzone, prete della chiesa di .Santa Maria di Cervere, riconosce che un terzo della medesima spetta al monastero di San Pietro di Savigliano e ne riceve l'investitura dall'abate Enrico, cui Arnaldo Beglio di Cervere rinunzia pure una pezza di terreno ivi (9 gennaio e 5 febbraio 1297).
371

CCCXXVI. Il pievano della clziesa di' San Lorenzo di Cavour ed il retttore della chiesa di San Donato di Mombrone compromettono le loro differenze per la decima di un tratto di paese sulla destra del Pellice in tre arbitri, che ivi sentenziano al riguardo coll'approvazione del vescovo di Torino (21 agosto 1299 e 11 e 13 gennaio 1300).
373

CCCXXVII. Guglielmo Corbelleri, di Torino, retrovende al monastero di San Giacomo di Stura quanto aveva da esso comprato l'anno avanti (19 settembre 1299).
375

CCCXXVIII. I signori di Barge, essendo stati investiti dal vescovo di Torino della decima di Barge, gli prestano fedeltà (15, 19 e 31 dicembre 1299).
376

CCCXXIX. Il signor Oberto di Rossana, marchese di Busca, investe il marchese Manfredo [IV] di Saluzzo della sua parte di Rossana, rimettendogli la fedeltà (16 marzo 1301)
377

CCCXXX. Il vescovo di Torino investe Antonio, Bonifacio e Federico Aycardi [Cioè Aicardenghi], consignori di Barge, a nome loro e degli altri consorti del luogo, della decima dei novali del territorio di Bg,rge semovente dal feudo della sua mensa, con obbligo di un annuo servizio di lire 4 astesi (18 dicembre 1302).
378

CCCXXXI. Tedisio, vescovo di Torino, investe il signor Guglielmo di Rossana, marchese di Busca; di quanto tiene in Rossana e ne riceve la fedeltà in persona di Pietro, figlio di lui (8 dicembre 1305).
378

CCCXXXII. Frate Andrea, abate del monastero di San Michele della Chiusa, dà licenza a frate Guglielmo des Echelles di accettare la sua nomina in abate di San Solutore di Torino fatta dal vescovo Tedisio (20 gennaio 1306).
379

CCCXXXIII. Il cardinal legato Napoleone [Orsini] manda ai vescovi di Alba e di Asti di assumere informazioni sulle condizioni della mensa vescovile di Torino e di unirvi, se del caso, la prevostura di Lombriasco e la chiesa di Liramo (20 novembre 1307).
380

CCCXXXIV. -Guido, vescovo di Asti, in qualità di suddelegato apostolico del legato Napoleone Orsini, unisce la chiesa di San Martino di Liramo alla mensa vescovile di Torino (25 maggio 1308).
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CCCXXXV. Tedisio, vescovo di Torino, investe Federico, Aimone, Andreetta, Giovanni, Simondino, Bertino e Francesckino dei signori di Solere di vari feudi in tal luogo (17 novembre 1308)
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CCCXXXVI. Il cardinal legato Arnaldo [Pelagrua] manda ai vescovi di Alba e di Asti di assumere informazioni sulle condizioni della mensa vesoovile di Torino ed unirvi, se del caso, la. pieve di Caraglio (22 maggio 1310).
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INDEX LOOORUM ET PERSONARUM
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HAEC SUNT NOTAE, QUIBUS BREVITATE UTAR
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PRIMUS NUMERUS EST ANNI, ALTER CHARTAE
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ERRATA -CORRIGE
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